Polo Fieristico di Vallo della Lucania, un'idea percorribile

Le “Fiere di Vallo” hanno rappresentato per Vallo della Lucania la fiducia nel progresso, la passione per il territorio, la voglia di crescere e farsi conoscere fuori dal contesto locale, ma incarnano anche gli effetti di tutti i risvolti economici negativi di lungo periodo, l’alternarsi di fasi di crisi e contrazione, l’incuria e l’abbandono di immobili di proprietà pubblica, le conseguenze di un’inadeguata gestione, anche politica, del polo fieristico. Due domande che mi sono posta sono state: cosa significa promuovere la qualità dell’Architettura? In cosa risiede questa qualità? La Legge Regionale 11 novembre 2019 n. 19 “Legge per la promozione della qualità dell’architettura” riconosce alle opere di architettura contemporanea il carattere di interesse pubblico e in particolare il valore sociale e collettivo, le ricadute di una buona progettazione sull’ambiente e gli impatti sulla vita delle comunità. Riconoscendo all’architettura il proprio valore di guida nelle politiche di governo del territorio, l’azione politica non può che avere come indirizzo quei processi di valorizzazione e salvaguardia del paesaggio naturale, del paesaggio storico urbano, dei luoghi identitari, attuandone il recupero, la rigenerazione, la trasformazione. Queste iniziative sono indizi di politiche lodevoli, la cui qualità si ritrova nella coerenza e nell’unitarietà di un processo ben strutturato rispetto alle strategie di pianificazione, oltre che negli impatti più o meno immediati su città e comunità. La qualità, se c’è, sa leggere ed elaborare le esigenze che emergono dal tessuto urbanistico, sociale ed economico di un luogo, permette agli attori in gioco di partecipare, collaborare e coordinarsi per raggiungere il fine ultime del progetto, innesca meccanismi e circuiti virtuosi. Promuovere un’architettura di qualità allora significa dare un megafono agli esperimenti progettuali riusciti, ma anche alle ottime proposte in potenza e a quelle che si sono rivelate un fallimento perché non vengano più ripetute. L’esempio della qualità è ciò che i buoni maestri insegnano ad emulare, imparare ripetendo da quelli che hanno fatto prima di noi. Non è un caso che nelle facoltà di Architettura si studi la storia dell’architettura antica così come quella contemporanea, che si ricerchino archetipi, principi e criteri comuni, passando da scuole internazionali a movimenti locali e rurali. Si ridisegni la voluta del Vignola fino alla perfezione, finchè l’ultima sbavatura di grafite risulta impercettibile e si legga di esperienze di politiche integrate per lo sviluppo sostenibile in qualche area poco nota della Danimarca. Da questa riflessione, operando una cernita sul materiale contemporaneo che intorno a me si offriva era impossibile non recuperare l’idea di dimostrare come fosse possibile raccontare un’altra storia per il polo fieristico cilentano. Qui la qualità non è visibile nel centro fieristico che vediamo oggi, ma è presente nella visione passata di chi l’ha voluto, in alcuni tentativi di rilancio e nella visione che oggi si cerca di rendere concreta realtà. Anagraficamente, le “Fiere di Vallo” sono giovani e figli dell’ottimismo che ha contraddistinto gli anni Ottanta del secolo scorso, anche se vedranno la luce solo nel 1994. Con lo stesso ottimismo, immagino un ragazzo di quasi trent’anni che, tra alti e bassi, fasi della vita più o meno dense, tra apatia adolescenziale e nuovi stimoli, si ritrova laureato a chiedersi cosa fare nella vita. Tutto ha concorso a fare esperienza per il suo bagaglio umano e culturale, il meglio deve ancora arrivare e, se è così, perché non augurarsi che arrivi il meglio? Nel testo allora si ripercorrono le origini del polo fieristico nel suo contesto indagandone le potenzialità. Da qui scaturisce una prima ipotesi di rifunzionalizzazione, approfondita soprattutto dal punto di vista socioeconomico ispirandosi ad un grande marchio che promuove la filiera del made in Italy quale Eataly, per poi passare in rassegna tre diverse tipologie di intervento: la prima, timida, ecosostenibile e a basso impatto ambientale da applicare al rilancio e alla rifunzionalizzazione del quartiere fieristico appena descritto, si focalizza in particolare sull’uso degli spazi esterni in chiave bioclimatica; la seconda che riguarda la valorizzazione dell’esistente e nello specifico l’ipotesi di musealizzazione dei padiglioni (Arch. C. Gambardella), la terza ipotesi è un esempio di come, partendo da premesse comuni alle altre proposte, sia possibile giungere ad un progetto tecnologicamente all’avanguardia dalla forte valenza paesaggistica, complesso e articolato che contribuisca a preservare e migliorare l'ecosistema e gli ambienti di vita dell'uomo, anche attraverso la corretta applicazione dei principi dello sviluppo sostenibile nel quadro della normativa comunitaria e statale vigente in materia di tutela dell'ambiente. Ralph Erskine (architetto inglese naturalizzato svedese, teorico e progettista dell'architettura organica e sociale) rifletteva: “i benefici dei green buildings sono l’esito di una buona progettazione eco-orientata oppure semplicemente di una buona progettazione? Il green design non è nient’altro che una buona progettazione, e la buona progettazione è per definizione una progettazione sostenibile”1 La rassegna di proposte e progetti che qui si è inteso dare è intrisa di “sostenibilità” nelle sue diverse forme, secondo la nota triade di sostenibilità ambientale - sociale - economica. La differenza sostanziale consiste negli esiti progettuali, timidi o audaci dal punto di vista concettuale, low tech o high tech se intesi in senso più pratico. Tuttavia la diffusione del branding della sostenibilità è sempre a rischio di strumentalizzazione e tende talvolta a sminuire il valore profondo di questo concetto, per cui è preferibile concentrarsi sulle metodologie di valutazione della effettiva compatibilità ambientale di edifici, materiali e prodotti e su una rinnovata sinergia tra gli attori del processo edilizio, sulla sperimentazione di materiali e tecnologie nuove o mutuate dal passato in chiave innovativa, per raggiungere risultati tangibili in termini di qualità architettonica.

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